Amar by Rossana Rossanda

Amar by Rossana Rossanda

autore:Rossana Rossanda [Rossanda, Rossana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2024-04-03T08:37:07+00:00


* * *

Doveva vivere fra due tempi. Il suo non era di nessun altro, e quello degli altri divenne il suo, perché soltanto in quello si comunicava e operava, ed egli aveva voluto l’immortalità per sapere e comunicare e operare. E anche se l’avesse voluta per altro – non ricordava bene – che avrebbe potuto fare se non fluttuare sul ritmo di quelle maree che segnavano l’esistente di principi e di fini? Non aveva chiesto di essere esente dalla morte per contemplare ciò che era senza tempo; per questo bastava lasciarsi morire e rientrare o in Dio o nella materia che volge su se stessa. Aveva voluto contendere a una legge le scansioni troppo brevi dei corpi. Questo poteva fare, e lo fece alimentato dall’odio per quello che faceva così fragile e indolenzita l’esistenza.

Non che quelli che egli strappava alla fine fossero felici, ma questo era affar loro. Lui doveva sapere come funzionava quel che del corpo gli occhi non vedevano, il cui meccanismo era sconosciuto. E qui nulla lo contraddisse, si poteva saperne ogni vita di più, e per questo occorreva tenere ben fermi i lembi della memoria, perché la morte stava anche nel dimenticare quel che si era saputo. Quelli come lui, perché incontrava in altri la sua stessa passione, avevano cura di quel che si era saputo prima, anche quando dovevano scartare quel che costituiva l’errore, cosa che a lui parve da un decennio all’altro, da un secolo all’altro, una specie di necessità che diventava errore soltanto più tardi – come se si potesse andare contro i limiti del presente soltanto per negazione, una negazione attiva che dava ogni volta un senso alle cose e le modificava. Chi poteva negare l’ordine della fine poteva ben negare l’ordine limitato delle affermazioni, e usarne: coloro che lavoravano come lui, discutendo fianco a fianco, sapevano questo.

Quei percorsi lasciavano dietro di sé una carta topografica, cosa che nel resto della loro precipitosa esistenza gli uomini non parevano in grado di fare. Nella fretta perdevano tutto o gran parte del passato, ne restavano pochi brandelli, non li interrogavano. Soltanto gli scienziati avevano una memoria – una certa memoria, il quaderno era sempre più grosso e abbastanza aperto, vi tornavano sopra, cancellavano, correvano avanti, tornavano indietro, correggevano. Anche quando si avvidero che il sapere poteva essere più d’uno, degli altri saperi che non percorrevano più conservavano le tracce – come lui, che della sua memoria manteneva poco ma fermamente, per non perdere di vista quel che gli era restato nelle diverse vite di simile agli altri umani. Ne cambiò prima due poi tre per secolo, non erano molte, per gli altri il tempo pareva perdersi come l’occhio nelle acque profonde. Ma non erano poi così profonde. Si rallegrò quando le parole si fermarono più agevolmente sulle pagine, vennero riprodotte e poi si moltiplicarono memorie artificiali e comunicazione. Tutte queste tecniche lo ebbero dalla loro parte, scettico su quel che facevano ma contento che lo facessero. Per chi cercava era più semplice.

Era una memoria



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